
30 Mag Gallipoli
Ero a Gallipoli senza un motivo preciso, mi sono alzato presto con l’idea di voler raccontare qualcosa. Sentivo di aver trascurato questo mio bisogno e che era ora di recuperare.
Lascio l’auto alla “Giudecca”, dove finisce lungomare Galilei e inizio la mia passeggiata passando dal porticciolo dietro al “Canneto”, sulla darsena c’è una casina con un cartello in legno con scritto “Lorenzo Saponaro e f – Scalo d’alaggio”, mura bianche e porte blu. Il signor Saponaro sta lì dentro ma non capisco cosa fa perché fuori il sole già picchia forte e mi acceca. Saluto, non mi sente, ha la televisione accesa a volume altissimo, mi avvicino e saluto di nuovo presentandomi.
So che è stato “maestro d’ascia” – costruiva le barche e le paranze dei pescatori – e quando glielo dico mi risponde dicendo che ormai non ci sono più le asce, chi costruisce più barche? Lui però sta lì tutti i giorni, fa il solitario con le carte e fuma “se finisco queste, ho le altre” – dice – indicando due pacchetti di sigarette simmetricamente distribuiti ai due estremi dello spazio dedicato al gioco di carte, poi mi fa vedere le foto appese al muro, ognuna ha una data: ce ne sono alcune degli anni ’70 addirittura, fino all’ultima che gli ha fatto “un tuo collega”, quest’inverno. Ben vestito, sempre al tavolo e con gli amici intorno.
Scatto alcune foto e lo saluto con la promessa di tornare con una stampa per lui, magari la appenderà insieme alle altre su quel muro dei ricordi.
Proseguo la camminata verso il seno del Canneto, lascio la chiesa alle spalle e resto lato banchina, accanto ai pescherecci e alle reti. C’è gran movimento.
I pescatori sulle barche e a terra sono indaffarati nella manutenzione delle reti da pesca, gli scatto qualche foto chiedendogli il permesso, che mi danno sorridendo – credo siano abituati agli obiettivi, alle foto dei turisti – e vado in città vecchia, passando dal ponte che collega il centro storico con la “città nuova”: due mondi diversi in perfetto equilibrio fra palazzi a specchio e vecchie case con i panni stesi fuori dalla porta in vicoli vista mare.
Ho capito quale fosse il mio obiettivo solo quando sono arrivato alla spiaggia della Purità, luogo sacro per i gallipolini. E ci credo.
Peccato non avessi costume e asciugamano, ci ritorno da turista.
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